
Andrea Boscoli (1564-1608)
L’amore tra Rinaldo e Armida, 1600-1605
Grafite, penna in bruno acquerellata su carta bianca. mm 190×240. Iscrizione autografa lungo il margine inferiore: «ELLA DEL VETRO A SE FA SPECCHIO ED EGLI / GLI OCCHJ DI LEI SERENI A SE FA SPEGLI»; in basso a sinistra: «4»
Provenienza: Genova, collezione Santo Varni
Alla frequentazione di un ambiente colto, di poeti e letterati, e alla stima più volte manifestata dal Boscoli verso il poema di Torquato Tasso – che egli ebbe modo di conoscere personalmente a Firenze quando il poeta era, nel 1590, ospite della corte medicea – vanno collegati i disegni degli Amori della Gerusalemme Liberata raffiguranti le storie d’amore di Olindo e Sofronia, Erminia e Tancresi, Rinaldo e Armida. Il gruppo è documentato nel 1611 nel “libro dove sono più di trecento pezzi di disegni e tutti di Maestri Principali, e tutti da cento anni in qua” presso “il Signor Luca Fei di Filottrano, nella provincia maceratese”:
“De’ Moderni nel libro non c’è altro, che Andrea Boscoli, che ve ne sono parecchi storiette di chiaro scuro, che sono cavate dal poema del Signor Torquato Tasso, che le prima son gli Amori di Olindo e Sofronia, le seconde gli Amori di Armida e Rinaldo, e le terze gli Amori di Erminia e Tancredi che sono in tutte n. 20 e queste tengo o per meglio dire teneva il detto Boscoli, che fussino le meglior cose che lui hauessi mai fatto, e di più vi sono del detto Boscoli alcuni altri disegni tutti di penna, e tutti per man sua eccellenti, et il Cigoli quando gli vedde gli lodò grandemente”. [1]

Di questo gruppo sono oggi noti quindici esemplari tra collezioni pubbliche e private[2]. Riconducibili al periodo marchigiano, tra il 1600 e il 1605, rappresentano una delle prove più significative della sua produzione grafica. Sono disegni eseguiti a penna, acquerello marrone su una traccia a penna. I fogli hanno tutti misure simili, la maggior parte presenta, nel margine superiore o in quello inferiore, i versi a cui si riferiscono.
In essi, scrive Nadia Bastoggi che ha studiato in modo approfondito questo ciclo, “emerge la capacità di Andrea di orchestrare una moltitudine di personaggi in dettagliate ambientazioni cittadine rese con ampi tagli scenografici o di evocare scenari naturali bagnati dalle ombre. Egli mostra una stretta aderenza ai versi del Tasso e al fulcro narrativo ed emozionale della storia, restituendo nei concitati episodi di Olindo e Sofronia, e di Armida abbandonata, con l’enfasi dei gesti e le pose dei corpi, il patetismo delle espressioni e l’abile registro delle luci, il ritmo e l’atmosfera dei versi del Tasso e inscenando raffigurazioni di spiccato sapore teatrale che testimoniano lo sviluppo della sua capacità di rappresentazione degli affetti”[3].
L’inedito disegno in questione, rappresentante un episodio della storia d’amore fra Rinaldo e Armida, narrato nel XVI canto della Gerusalemme Liberata:
“Dal fianco di Rinaldo, attrezzo assai strano, pendeva uno specchio lucido e pulito. Lei si alzò e mise quello specchio nelle mani di lui, scelto quale ministro ai misteri d’amore. Lei con occhi sorridenti, lui con occhi accesi, osservano in vari oggetti un oggetto solo: lei si specchia nel vetro, e lui si specchia negli occhi sereni di lei”.
Il disegno proviene dalla collezione dello scultore genovese Santo Varni (1807-1885).
[1] Biblioteca Comunale di Macerata, manoscritto 539, c. 88v [2] N. Bastogi, Op.cit., 2008, p. 204 [3] N. Bastogi, Op.cit., 2008, p. 205