Giuseppe Maggiolini (1738-1814)
Coppia di tavoli da gioco con piani reversibili, 1805 ca.
Fusti in legno di abete, noce e pioppo intarsiati in noce d’India, mogano, palissandro, bosso, ciliegio, frassino, acero, acero tinto verde e altri legni non correttamente identificabili, cm. 78x82x82
Provenienza: Milano, marchese Gaetano Litta Modignani
A partire dai primissimi anni dell’Ottocento, in previsione dell’incoronazione di Napoleone nel Maggio del 1805, Giuseppe Maggiolini realizzò numerose opere nell’ambito dei lavori di riallestimento del “Palazzo imperiale”, dopo che i mobili della passata stagione arciducale erano andati venduti all’asta per pagare il soldo dell’Armée d’Italie Victorieuse. Sono ben note agli studi una coppia di commodes per la camera da letto del sovrano[1] e un gruppo di tavoli da gioco per le “Sale di Compagnia” del palazzo. Si trattò, in quest’ultimo caso, di una commessa impegnativa, comprendente alcune decine di tavoli, consegnati alla Corona nel corso di alcuni anni, tra il 1804 al 1807. La loro esecuzione è anche documentata in numerosi fogli del Fondo dei disegni di bottega[2]. I pochi esemplari di tavoli sopravvissuti alla devastazione bellica del palazzo nel corso della seconda Guerra Mondiale, sono attualmente conservati nei depositi della Soprintendenza per i beni artistici di Milano.
Si tratta di una tipologia d’arredo che ebbe un grande successo anche fuori dalle sale del palazzo di corte, presso la gaudente nobiltà milanese del Primo Impero amante dei giochi di società, che fece a gara per esibire nei propri palazzi questi arredi di gran moda.
Tra i migliori esempi di questa produzione, in gran parte perduta, vi è la coppia di tavoli con piano reversibile di cui si scrive, già noti agli studi, esposti nel 1938 alla Mostra commemorativa di Giuseppe Maggiolini[3], quando erano di proprietà del marchese Gaetano Litta Modignani (1908-1945), discendente da una famiglia che annovera tra le sue fila alcuni dei principali committenti di Maggiolini[4].
La cornice della campitura circolare impiallacciata da quattro spicchi di un venato ebano rosso, e ornata su più ordini da bordure minutamente intarsiate, presenta negli angoli, su oscuri fondi di palissandro, festoni di fiori in legni policromi: veri e propri pezzi di bravura del maestro che qui davvero, come scrivevano i cronisti del tempo “pare dipinga coi legni”. Nell’insieme l’organizzazione compositiva è la medesima che ritroviamo in uno dei più bei tavoli eseguiti per il palazzo di corte nei primi anni dell’Ottocento ancora oggi conservato[5].
[1] G. Beretti, Giuseppe e Carlo Francesco Maggiolini, l’officina del Neoclassicismo, Milano 1994, pp. 172 e sgg. [2] A. Gonzàlez-Palacios, G. Beretti, Giuseppe Maggiolini, catalogo ragionato dei disegni, Milano 1994 [3] G. Nicodemi, G. Morazzoni, Mostra commemorativa di Giuseppe Maggiolini, catalogo della mostra (Milano, Museo di Milano, novembre / dicembre 1938), Milano 1938, Tav. 27, p.41 [4] G. A. Mezzanzanica, Genio e lavoro. Biografia e breve storia delle principali opere dei celebri intarsiatori Giuseppe e Carlo Francesco Maggiolini, Milano 1878, p. 15 [5] G.Beretti, Op.cit., 1994, p. 194