Giuseppe Levati, una console tra goût grec e cineseria

Il fascino di questa inedita console, oltre a un eccezionale stato di conservazione che permette la perfetta lettura di uno questi arredi bianchi e oro tipici della stagione neoclassica milanese raramente giunti integri sino ai giorni nostri, è dovuto all’insolita compresenza di elementi ornamentali appartenenti al primo neoclassicismo, inteso come gout grec, e alla cineseria rocaille, due stili che la periodizzazione della storia dell’arte pone in contrapposizione, ma che nelle arti decorative agli albori del Neoclassicismo convissero in modo felice.
A forma di mezza luna, è caratterizzata da un’alta fascia decorata da un fregio di gusto archeologico, gambe raccordate a questa da capitelli Jonici fasciati da guaine di foglie d’acanto poggianti su ampi ombrellini con tanto di lunghe frange a campanellini immediatamente riferibili ai repertori della cineseria.

Il disegno di questo insolito arredo spetta a Giuseppe Levati; lo si può affermare con certezza. Sono infatti noti altri mobili di sua ideazione, realizzati dal giovane Giuseppe Maggiolini attorno ai primi anni Settanta, caratterizzati proprio da questa compresenza di Neoclassicismo e cineseria. Levati dovette disegnarlo nel corso della seconda metà degli anni Settanta, quando ancora l’ortodossia neoclassica, a Milano espressa nei volumi di Giocondo Albertolli – il primo dei quali pubblicato nel 1782 -, non era ancora diventata il pensiero unico in fatto di decorazione e arredamento.
Tutta l’ornamentazione, anche la più minuta, è disegnata con grande cura; Levati era un finissimo ornatista, come dimostrano le centinaia di disegni messi a punto come modelli per le tarsie di Giuseppe Maggiolini ancora oggi conservati nel Fondo dei disegni di Bottega presso il gabinetto dei disegni delle Raccolte artistiche del Comune di Milano.
Del medesimo carattere di quello che egli disegnò come cornice dell’anta della commode, che Maggiolini disegnò per il duca di Modena verso il 1780 (R.M. Coll. F.2), è il fregio che decora la fascia della nostra console. Altri temi ornamentali come il cespo di spighe sui pilastri o la finissima bordura a foggia di nastro fogliaceo attorcigliato attorno a un bastone che completa superiormente la fascia e quella a piccole foglie che marca il margine inferiore, ricorrono in suoi numerosi disegni per Giuseppe Maggiolini. L’intagliatore al quale Levati affidò il progetto della nostra console, la realizzò con grande cura e perizia, con un intaglio che, in alcune parti, ha la qualità del micro intaglio. Nel corso degli anni Settanta e Ottanta è documentata la sua attività di decoratore e disegnatore di arredi per i palazzi di Milano e dell’Isola Bella della famiglia Borromeo. Alcuni mandati di pagamento della “Cassa Borromea”, datati tra il 1777 e il 1784, ancora conservati nell’archivio Borromeo, sono intestati a Giuseppe e Gaetano Rovida. Si riferiscono ad arredi (sedie, consoles e poltrone) “secondo il Disegno dato dal S.re Levati”. Uno di questi riguarda un finimento di poltrone che ancora oggi si conserva nel palazzo all’Isola Bella[1]. D’invenzione di Giuseppe Levati sono anche i tavoli ancora presso il ninfeo dell’Isola Bella[2] e una coppia di tripodi, sempre all’Isola Bella[3]. Il tema del capitello Jonico che caratterizza le gambe del nostro mobile, è usato da Levati anche nelle gambe anteriori di un finimento di poltrone, già in collezione Borromeo e poi Pigna, comparso nel 2006 in un’asta di Sotheby’s a Milano (20 giugno 2006, lotto 374).


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