Giuseppe Maggiolini (1738-1814)
Commode, 1775 ca.
Legno di noce, abete e pioppo intarsiato in bois de violette, bois de rose, palissandro, bosso, acero e acero tinto verde. Maniglie in bronzo cesellato e dorato, piano in marmo verde, cm 92,5x113x52
L’inedita commode, significativa aggiunta al corpus della produzione giovanile di Giuseppe Maggiolini, presenta numerosi punti di contatto con quella decorata da cineserie delle Civiche Raccolte artistiche del Comune di Milano, caposaldo del giovane ebanista, databile attorno al 1773. Più piccola, ne ripete però con esattezza le forme e le bombature, le sagome dei grembiali, la tecnica costruttiva del fusto ricorre identica; unica differenza, la facciata è suddivisa non in tre cassetti, ma in due. Ritroviamo anche il tema del fregio a catena composto da anelli intervallati da piccole foglie a fare da cornice a facciata e fianchi. È però mutato il carattere: non più una delicata catenella, squisitamente Rocaille, ma una forte catena composta da cerchi e foglie stilizzate.
Le accentuate bombature della facciata e dei fianchi sono rivestite da un intarsio caratterizzato da un treillis radiale in bois de rose; bella invenzione di complessa ideazione e realizzazione risolta con maestria, giocando con la disposizione delle venature delle tessere di fondo in bois de violette. Al centro della facciata e dei fianchi spiccano delle riserve quadrilobate in cui Maggiolini inserisce, su fondi di un luminoso legno d’acero, fiori dai lunghi steli legati da eleganti galle. Un tema decorativo assai diffuso nelle arti decorative milanesi di questi anni: si pensi alle maioliche delle fabbriche milanesi di Felice Clerici e Pasquale Rubati, agli stucchi, di questi stessi anni, che Agostino Gerli (1744-1821) realizza in alcuni soffitti di palazzo Greppi in via Sant’Antonio a Milano. Maggiolini trasse ispirazione, per comporre questi bouquets, da una serie di incisioni di “fleurs d’après nature”, stampate a Parigi nei primi anni Settanta, ancora oggi conservate in un album parte del Fondo dei disegni di bottega[1]. Giuseppe Levati (1739-1828) ne ricavò dei disegni, uno dei quali certamente impiegato da Maggiolini per un bouquet sui fianchi è ancora conservato nel Fondo dei disegni di bottega (Inv. B 155)[2].
Incornicia queste belle tarsie una sobria bordura di piccole foglie: il carattere è mutato rispetto alle cornici con racemi Rocaille nelle quali Maggiolini aveva racchiuso le cineserie della commode delle Civiche Raccolte artistiche del Comune di Milano.
Un ultimo elemento contribuisce a collocare questo mobile al culmine temporale della produzione Rocaille del giovane Maggiolini, in prossimità di una delle opere che segnarono il passaggio al mobile neoclassico. Non ritroviamo le preziose montature in bronzo dorato ispirate alla cineseria o al gusto del primo Louis XVI che caratterizzano i mobili databili nel corso dei primissimi anni Settanta, ma quattro severe maniglie a foggia di piccoli rosoni con corone fogliacee uguali a quelle che compaiono sui cassetti delle commodes allestite nel 1777 per Antonio Greppi.
[1] Raccolta di carte diverse di Giuseppe Maggiolini, Parabiago 1784, Milano, Raccolta delle stampe Achille Bertarelli, Inv.Voll. FF.32, Cart. 102-131 [2] G. Beretti, A. González-Palacios, Giuseppe Maggiolini. Catalogo ragionato dei disegni, Milano 2014, p. 127