Jean-Nicolas Jadot (1710-1761)
Progetto dell’arco di trionfo di Porta San Gallo, 1738
Grafite, penna in bruno e acqurellatura su carta bianca, mm. 503×500
Acquisito dal Gabinetto dei disegni degli Uffizi (inv. 124837)
La guerra di successione polacca, iniziata nel 1733 con la morte di re Augusto II (1670-1733), per quanto incentrata sulla scelta del candidato al trono di Polonia fu combattuta dalle potenze contrapposte, Francia e Austria, soprattutto sul conteso territorio italiano. Il 3 ottobre 1735 le forze bellicose decisero di stipulare i preliminari di pace che cambiarono per sempre le sorti del Granducato toscano. Con l’assegnazione del trono polacco all’elettore di Sassonia, figlio del defunto re sostenuto dall’Austria, Stanislao Leszczyński (1677-1766), il pretendente francese alla corona, ottenne come indennizzo il Ducato di Lorena il cui erede era Francesco Stefano (1708-1765), già promesso sposo di Maria Teresa (1717-1780), figlia di Carlo VI d’Asburgo (1685-1740). In cambio il giovane lorenese avrebbe ricevuto il Granducato di Toscana, al tempo ancora governato dall’ultimo discendente di casa Medici.
Gian Gastone (1671-1737) privo di eredi e consapevole che le forze erano impari non pose alcuna resistenza ai progetti delle potenze europee, cambiando così il testamento in cui l’erede designato diveniva l’ex duca di Lorena. Due anni dopo, il 9 luglio 1737, con la morte di Gian Gastone si estingue per sempre la dinastia medicea.[1]
Il 10 dicembre 1738 sono date al Consiglio di Reggenza le istruzioni per la cerimonia di insediamento del nuovo sovrano. La sera del 20 gennaio 1739, accompagnato dalla consorte Maria Teresa d’Asburgo, Francesco III duca di Lorena e di Bar entra solennemente a Firenze per prendere formale possesso della città quale ottavo granduca.
Per celebrare l’ingresso della coppia reggente, lungo la strada cittadina percorsa dalla carrozza reale sono allestite ricche decorazioni e complessi apparati effimeri. Il marchese e senatore Carlo Ginori (1702-1757), membro del Consiglio di Reggenza, suggerisce inoltre l’erezione di una imponente opera architettonica, una costruzione stabile destinata a servire non solo come “grandiosa dimostrazione dell’amore e dell’ossequio” con cui i fiorentini accoglievano il granduca, “ma ancora perché con tal mezzo si conservasse con maggior durevolezza di tempo anche ne’ secoli a venire, la memoria di un avvenimento per la Toscana tutta tanto fortunato”. Viene così deciso di costruire un imponente arco trionfale all’ingresso della città, presso la porta di San Gallo.[2]
La progettazione della nuova opera architettonica stimola i più noti e ambiziosi architetti fiorentini. Presso l’Archivio Storico Topografico di Firenze si conservano oggi tre disegni, idee proposte per l’opera architettonica dedicata a Francesco III di Lorena. Se i primi due sono ancora privi di attribuzione, il terzo è firmato dall’architetto Filippo Ciocchi (1695-1770) e presenta due versioni alternative dell’arco. Opera di Vincenzo e Giulio Foggini è poi un quarto progetto, conservato fra le carte della Biblioteca Marucelliana, anch’esso probabilmente eseguito per la venuta del nuovo Granduca.[3] Connotati da strutture riccamente ornate i progetti degli architetti fiorentini si collocano tutti perfettamente nella tradizione delle decorazioni festive tardobarocche.
Per l’ideazione dell’arco trionfale non c’è però gara, l’incarico viene affidato al lorenese Jean-Nicolas Jadot (1710-1761), architetto di fiducia di Francesco III.
Sono noti ad oggi due disegni preparatori dell’artista, entrambi conservati a Parigi presso la Bibliothèque Doucet.
Nel primo foglio viene ideato un semplice arco a tre porte, inquadrate da colonne sporgenti su alti plinti, e coronato da sculture e obelischi. Jadot si ispira qui con tutta probabilità all’arco trionfale di Claude Perrault (1613-1688) eseguito davanti a Port Sant Antoine in onore del re di Francia Luigi XVI.
E’ il secondo progetto a essere il più simile a quella che sarà l’opera definitiva, una rilettura in chiave moderna del celebre arco di Costantino. Esso si differenzia dal precedente per una più precisa formulazione del programma architettonico e scultoreo. I tre portali, incorniciati da alte colonne corinzie, sono sormontati da scene a bassorilievo. Al di sopra della trabeazione è posto un attico popolato da divinità classiche. A coronamento sono trofei d’arme e una statua equestre, celebrazione del nuovo Granduca Francesco III di Lorena.
Jadot progetta così un arco trionfale del tutto rispondente al più aggiornato stile francese, portando la prima opera neoclassica in una Firenze ancora barocca.[4]
Privo di alcuni dettagli, e mancante la corrispondenza delle due scene laterali a bassorilievo, non si tratta però, nemmeno in questo caso, del progetto definitivo.
E’ questa l’occasione per rendere noto il disegno ultimo di Jean-Nicolas Jadot. Del tutto simile al secondo foglio parigino è completato dal grande cartiglio araldico sopra l’arco centrale. Sormontato dalla corona granducale e sorretto da due aquile il cartiglio racchiude lo stemma lorenese del Granduca e lo scudo asburgico della moglie Maria Teresa. Le scene a bassorilievo sono inoltre identiche a quelle poi eseguite in scultura.
Il progetto architettonico di cui si scrive è inoltre corredato da due preziose iscrizioni che ne definiscono la storia. Sul recto del foglio, al di sopra dell’arco, si legge, in una cartella stilizzata: “Dessein / Original de l’arc de / triomphe devant la / porte St. Gal’a / Florence”. Al verso, nell’angolo di destra in basso, è invece una minuta iscrizione a penna: “Ce dessein original m’a été régalé par la veuve meme de l’Artiste, au chateau de Ville-Issey en Lorraine don il était Seigneur”.
Il progetto fu dunque donato dalla moglie dello stesso Nicolas Jadot a un’ospite del castello lorenese di Ville Issey, ultima residenza dell’architetto dopo il suo rientro da Vienna.
I lavori per l’esecuzione dell’arco, iniziati il 16 dicembre 1738, per quanto condotti a tappe forzate avrebbero difficilmente potuto concludersi prima dell’imminente arrivo del nuovo sovrano. In seguito ai lavori di fondazione l’opera fu dunque temporaneamente completata mediante l’utilizzo di materiali effimeri. Gli elementi plastici non ancora conclusi all’arrivo di Francesco III consistevano in statue e bassorilievi aggiunti solo successivamente. Un nucleo di quindici figure allegoriche, sei bassorilievi, un fregio con motivi araldici e quattro trofei di armi disposti sulle due facce e sui lati minori dell’arco, tutti eseguiti nell’arco di un ventennio, fra il 1739 e il 1759.[5]
Per celebrare l’arrivo del nuovo Granduca fu coniata una medaglia, modellata da Lorenzo Maria Weber (1697-1764), sul rovescio della quale, a fare da sfondo al sovrano a cavallo davanti alla Toscana genuflessa in atto di ossequio vi è proprio l’arco di Porta San Gallo, definito in ogni sua parte come previsto nel progetto di Jadot.[6]
Presso le raccolte grafiche di Kopenhagen si conserva infine un disegno datato 1741 di Marcus Tuscher (1705-1751) con l’arrivo a Firenze di Francesco III e la consorte Maria Teresa. E’ qui rappresentato l’ingresso della carrozza regnante attraverso la nuova costruzione dell’arco di Trionfo. Il foglio di Tuscher non dà l’impressione di uno schizzo fugace fatto mentre la coppia regnante stava attraversando l’arco, ma quello di una rappresentazione ben ponderata di un avvenimento storico che cambierà per sempre le sorti del Granducato di Toscana.[7]
[1] Guerra di Successione polacca, in Dizionario di storia Treccani, Roma 2011 [2] C. Cresti, La Toscana dei Lorena: politica del territorio e architettura, Milano 1987 [3] B. Klein, L’arco di Lorena: habsburgische Propaganda in Florenz, in «Mitteilungen des Kunsthistorischen Institutes in Florenz», 32.1988, 1/2, pp. 253-292 [4] Ibidem [5] R. Roani Villani, La decorazione plastica dell’arco di Porta San Gallo a Firenze, in «Paragone» Arte, 37.1986, 437, pp. 53-67 [6] B. Klein, Op. Cit. [7] Ibidem