Eliseo Sala (1813-1878)
Ritratto di nobiluomo, 1848
Olio su tela, cm 65,5×56,5
Da un luminoso sfondo grigio perla, che vira cangiante dai toni del marrone al verde acqua, emerge il ritratto di nobiluomo a mezzobusto. Intatta è l’alta qualità pittorica del dipinto, caratterizzata da una singolare morbidezza unita a una grande cura descrittiva. Pennellate sciolte ma sicure definiscono con una ricercata varietà di rosa il modellato del viso, di grigi l’ombra leggera della barba, illuminano lo sguardo, disegnano la capigliatura scomposta. Con estremo realismo è reso l’abbigliamento. Tonalità di neri, in un gioco di chiari e di scuri conferiscono valori tattili al velluto del panciotto e della marsina, come della seta della cravatta stretta al collo. Spicca lo sparato bianco, lungo il quale scorre il cordino metallico di un orologio da tasca. Sullo sfondo del dipinto, in basso a sinistra, compare la firma dell’autore, Eliseo Sala, e la data di esecuzione dell’opera, 1848.
L’inedito dipinto entra a pieno titolo nella migliore produzione del ritrattista milanese che, estesa nell’arco di circa quarant’anni, è documentata dai non molti dipinti a noi giunti, in prevalenza conservati presso musei e collezioni pubbliche.Nel 1838, dieci anni prima la realizzazione del nostro olio su tela, Sala esordì all’Esposizione braidense, nelle sale che in precedenza avevano accolto le sue prove di allievo dell’Accademia[1]. Il giovane pittore si pose subito in confronto con la moda del ritratto ambientato molteniano, passaggio obbligato per ogni giovane artista operante nel Lombardo Veneto. Col passare degli anni, e non ce ne vollero molti, dalle sue opere iniziò ad affiorare il suo vero punto di riferimento, Francesco Hayez (1791-1882). E’ infatti verso il ritratto psicologico, essenziale e penetrante, che Sala si orientò con sempre più convinta adesione, contribuendo all’elaborazione del ritratto verista.In breve tempo ebbe accesso alla migliore committenza ambrosiana, di cui diventò, insieme agli stessi Molteni (1800-1867) e Hayez, uno dei tre ritrattisti ufficiali[2]. Come attestano i cataloghi delle esposizioni annuali di Brera, tra il 1837 e il 1841, il giovane pittore fu al servizio di celebri personalità della Milano del tempo. Fra questi Stefano Stampa che già contava nella sua collezione opere di Hayez, Molteni e Podesti. Un altro committente fu Federico Patrizio, fratello dell’amministratore dei beni di Teresa Stampa Borri, attraverso il quale il giovane pittore ebbe accesso facilitato alla cerchia culturale gravitante intorno alle figure di Alessandro Manzoni e Massimo d’Azeglio[3]. Scure ombre iniziarono però a gravare sulla Milano illuminata e romantica, fino ad allora in continuo fermento. Forse per un’avversione verso l’amministrazione austriaca e per il presentimento dell’imminente caduta del Governo provvisorio e del ritorno in città del maresciallo Radetzky, nel 1848 Eliseo Sala si allontanò da Milano per risiedere in Piemonte, prima a Intra, piccolo borgo sulle rive del Verbano, e poi a Torino, capitale sabauda. E’ certo che il pittore non lasciò la città lombarda per una mera questione politica. Sala riteneva, e i fatti gli avrebbero dato ragione, che Intra e Torino avrebbero potuto rivelarsi terreno fertile per la commissione di ritratti, a fronte di una piazza milanese entrata in crisi durante il travagliato periodo delle Cinque Giornate, e del successivo ritorno degli austriaci. Durante il breve soggiorno a Intra, databile tra il settembre del 1848 e il gennaio dell’anno seguente, e poi a Torino, Sala incontrò e ritrasse numerosi esponenti della operosa e intraprendente borghesia, alcuni dei quali ricoprivano cariche istituzionali al parlamento subalpino[4]. E’ in questo anno di esilio dalla sua Milano che l’ormai celebre ritrattista eseguì il dipinto di cui si scrive. Purtroppo non conosciamo l’identità del soggetto, un nobiluomo il cui sguardo rivela l’alterigia del proprio stato sociale, nell’anno cruciale del Risorgimento, tra Milano e Torino.
[1] C. Migliavacca, Eliseo Sala e il dibattito sulla ritrattistica: vicende di un itinerario critico, in S. Rebora, a cura di, Eliseo Sala. Un ritrattista e la sua committenza nell’Italia romantica. 1813-1879, catalogo della mostra (Treviglio, Centro Civico Culturale , 5 maggio – 22 luglio 2001), Cinisello Balsamo 2001, p. 30 [2] S. Rebora, Eliseo Sala 1813-1879. Un professionista del ritratto, in S. Rebora, a cura di, Eliseo Sala. Un ritrattista e la sua committenza nell’Italia romantica. 1813-1879, catalogo della mostra (Treviglio, Centro Civico Culturale , 5 maggio – 22 luglio 2001), Cinisello Balsamo 2001, pp. 9-19 [3] Ivi. [4] Ivi.