Intagliatore veneziano
Poltrona, metà XVIII secolo
Legno di noce intagliato, cm. 115x69x54
Per tutto l’arco del Settecento il mobile veneziano fu influenzato dall’eredità scultorea dei capolavori di Francesco Pianta, Giovanni Battista Piazzetta e Andrea Brustolon, opere straordinarie in cui si fondono, come solo a Venezia avvenne, Barocco romano e manierismo nordico.
E’ sulla scia di questa tradizione ormai radicata nel tempo che i migliori mobili in laguna sono finemente scolpiti nel legno di noce dai “marangon de nogara”. Gli arredi da parata sono poi dorati, come il celebre Bucintoro, la più grande opera lignea veneziana “dove la Signoria sale ogni anno, nel giorno dell’ascensione per celebrare lo sposalizio del mare” come scrisse l’abate Richard nella sua Description Historique et Critique de L’Italie del 1766.
Se all’inizio del settecento sembra essere scarso l’interesse per quanto andava succedendo in fatto di decorazione e arredamento nel resto dell’Europa, giunse finalmente anche a Venezia, a partire dalla metà del secolo, la moda più vezzosa, il Roccocò, perfetta per arricchire mobili e decorazioni d’interni. Ne risultano così arredi dalle fogge particolarissime, derivate per forme e decori dalle invenzioni ornamentali d’oltralpe, francesi ma anche tedesche, viste quasi sempre attraverso le incisioni. La scultura a tutto tondo lascia così il posto all’intaglio più minuto .
Estremamente rari sono i più bei mobili di questa stagione che ancora oggi si conservano. Ne è esempio l’inedita poltrona di cui si scrive, in cui l’intaglio ligneo, minuto e prezioso, di una qualità che raramente si ritrova nei mobili veneziani, impreziosisce tutte le parti lignee con ben disegnati e perfettamente armonizzati ornati secondo lo stile Rocaille.
Una puntuale descrizione del nostro mobile sembra quasi di leggerla tra le righe che Giuseppe Morazzoni dedica al capitolo delle poltrone nel saggio introduttivo al volume Il Mobile Veneziano del Settecento quando scrive: “E’ il trionfo dell’intagliatore che a minuto bassorilievo può profonder un piccolo tesoro di fregi vegetali, […] palmette, conchiglie, […] distribuiti sull’ossatura del sedile, del dorsale, delle gambe […]”[1].
Sono pochi gli arredi veneziani già noti agli studi avvicinabili per qualità alla nostra poltrona. Clelia Alberici pubblica nel 1980 un divano e una poltrona di gusto Luigi XIV provenienti da palazzo Mocenigo-Robilantd, acquistati dalla Fondazione Cini nella vendita all’asta di palazzo Labia, nel 1964[2]. Si tratta in questo caso di arredi dorati, dunque da parata. E’ però innegabile la vicinanza di questi mobili alla poltrona di cui si scrive, nel vario gioco di curve e controcurve, nel disegno delle minute decorazioni intagliate a motivi floreali, presenti fitte sui braccioli, sulle gambe e sulle traverse di raccordo. Il medesimo intaglio a bassorilievo e il medesimo gioco di curve e riccioli è poi presente in una coppia di guéridon con sostegno a treppiede conservati oggi presso il Kunsthistorisches Museum di Vienna[3].
Sempre Clelia Alberici pubblica una coppia di poltrone intagliate laccate e dorate già parte dell’arredo di villa Pisani a Stra – nel 1980 in collezione Thyssen-Bornemisza a Lugano[4]. Vi si ritrova al centro del grembiale l’elegante conchiglia nei modi della decorazione francese Luigi XIV che spicca, nella medesima posizione, anche sulla nostra.
[1] G. Morazzoni, Il mobile veneziano del ‘700, Milano 1927 [2] C. Alberici, Il mobile Veneto, Milano 1980, p. 241 [3] E. Colle, Il mobile rococò in Italia. Arredi e decorazioni d’interni dal 1738 al 1775, Milano 2003, p. 334 [4] C. Alberici, Op. Cit., p. 253